giovedì 31 dicembre 2015

Carissima Alessandra del 31 dicembre 2016

Carissima Alessandra del 31 dicembre 2016,
spero tu stia bene.
Penso si possa tutto riassumere in un: spero tu stia bene. 
Spero che le cose per te siano andate meglio, e che tu sia ancora in piedi. Poco importa se nella schiena hai i pugnali conficcati, l'importante è che tu sia in piedi, e che gli altri non vedano il sangue.
Spero tu sia riuscita a risparmiare qualche sold-AH NO GIUSTO BISOGNAVA ESSERE REALISTI- ok spero tu non sia in mezzo alla strada a demandare e con debiti che partono da qui e arrivano in Congo.
Spero tu sia riuscita a sistemare quella questione che io e te sappiamo e che portiamo irrisolta da ormai un poco di tempo e che si insomma, non stiamo a fare le materialiste di merda, ma bisogna risolvere e anche abbastanza in fretta, che poi partono le crisi internazionali. 
Spero non che tu sia dimagrita - nevvero spero tu ti sia svegliata un giorno così di botto Megan Fox - ma spero tu abbia continuato ad accettarti come sei, e se hai preferito migliorarti, spero tu l'abbia fatto per te e non per gli altri.
Spero tu ti sia data diritto privato. Possibilmente a un mese da ora, anzi due settimane perchè porca miseria hai l'esame tra due settimane. Ma in generale spero tu non stia facendo sprecare ai nostri i soldi della retta.
Spero tu abbia un nuovo cellulare che il nostro al momento fa cagare e sta sentendo i colpi di Ariccia quando ci cadde spaccandosi lo schermo. 
Spero tu abbia viaggiato.
Spero tu sia riuscita a mantenere intatto il colore dei capelli.
Spero tu ti sia messa più spesso gli occhiali che altrimenti dovremo imparare il braille.
Spero che certe persone siano ancora nella tua vita, che sappiamo entrambe quanto siano importanti per te, spero che se ne siano aggiunte di nuove, spero che altre se ne siano andate per sempre.
Spero tu abbia imparato a scegliere e a sceglierti.
Spero tu abbia capito che non bisogna sopportare, ma urlare a gran voce quando una cosa non ci sta bene. 
Spero tu sia diventata più istintiva, e meno calcolatrice, tanto comunque abbiamo imparato che ci sono cose che non si possono controllare. 
Spero tu abbia smesso di leggere prima la trama e poi guardare un film.
Spero tu abbia letto.
Spero tu faccia non dico tutte le scelte giuste, ma almeno un 30%, possiamo farcela.
Spero tu ti sia conosciuta di più, abbia capito cosa ti piace, cosa non ti piace, cosa vorresti fare. Ecco, tra poco dovrai scegliere il profilo e tante belle cose quindi ti prego, ti prego, spero di trovarti un minimo più convinta sul tuo futuro. Un minimo.
Spero tu e papà siate andati d'accordo il più possibile.
Spero tu abbia imparato a cucinare la pasta, anzi, a salarla.
Spero tu abbia finalmente preso la macchina.
Spero tu non stia ancora pensando a cose che non possono tornare ma che vorresti.
Spero tu ti stia amando.
Spero tu stia bene.

sabato 5 dicembre 2015

La mietitura delle scuole medie

Io alle medie ero una ragazzina bruttina
Tutte eravamo ragazzine bruttine.
Tranne le stronze che già a 12 anni sembravano uscite da Victoria's secret e allora era battaglia persa in partenza, ma in generale facevamo tutte schifo al cazzo.
Io non solo ero bruttina, ma anche paffutella. Combo insomma.
Questa cosa, unita ad una certa timidezza, hanno fatto modo che arrivassi piuttosto impreparata al giudice marziale che ti colpisce a dodici/tredici anni: la mietitura de noialtri, ovvero la prima cotta.
Che si insomma non è che i maschi alle medie fossero più carini, anzi. Anche loro roiti inchiavabili neanche con una ordinanza restrittiva di due km ma a dodici anni basta poco per farti battere quel cuore acerbo e quindi niente, vedi un compagnetto, ti piace e tu, tu piccola ingenua ragazzina che pensi che basti essere gentili per farsi piacere, tu andrai a sbattere contro il primo di tanti muri.
Perché a dodici/tredici anni ( ma anche per i successivi anni a venire ... Diciamo i successivi quattro/cinque) ai ragazzetti, con il sangue che comincia ad andare dal cervello nelle mutande, ti pare che stiamo a guardare se sei una brava ragazzetta ? 
Andranno a guardare se hai già l'accenno di seno, o quel poco di chiappa, o in mancanza se riesci a fingere di averle. 
E li, li si decide del tuo futuro. 
Perché tu magari a dodici/tredici anni, che vai a pensare di farti lo smokey eyes in sfumature di blu notte, o di metterti la magliettine scollata che ancora non ti è venuto neanche il ciclo la prima volta, e comunque c'è già chi, dall'alto dei suoi baffetti che sembrano più peli pubici che altro, e dei brufoli in faccia che pare la luna coi crateri, c'è già chi sta decidendo del tuo futuro.
Quindi ci sono questi ragazzini che decidono chi è carina e chi no. 
E se un ragazzo ti fa sentire carina a dodici anni, tu crederai di essere carina a dodici anni e si sa che alla fine è tutto atteggiamento quindi continuerai a crederti carina e continueranno a  crederti carina e finirai felice in quel circolo vizioso di chi non si è mai posto il problema di "Sarò abbastanza ?"
Se invece, come è capitato a me, che non ero già bella di mio ma non è che mi confrontassi con Adriana Lima, intendiamoci, e ti fanno capire che no, non sei carina, c'è chi è più carina di te, c'è chi piace più di te, e tu non vali un cazzo perché noi abbiamo deciso così ... Beh è finita.
È finita perché quello stigma non te lo togli. Anche se dovessi diventare carina, ti hanno abituato a pensare di non esserlo, ti hanno portato a pensare, negli anni più cruciali della propria crescita personale che sei grassa ( la cosa peggiore che ti possano dire a 13 anni ), antipatica e brutta. E tu continui a crederlo, perché entri nel circolo vizioso del "Non sono abbastanza" 
Senza possibilità di redenzione.
E quindi, conseguenza sfortunatamente logica, è che quando magari qualcuno si accorge di noi, lo prendiamo come un martire, uno che sta sfidando la morte, uno che ci sta facendo questa grazia.
Ci tratta di merda ? Ci cornifica ? Non ci tiene a noi ? Eh ma mi hai vista ? Anzi che l'ho trovato uno che riesce a guardarmi al mattino. 
E anche se dovessimo cambiare idea, crescere, diventare più sicure, capire di avere del potenziale, di essere, appunto, chiavabilissime come le altre, di essere forti, intelligenti, di avere cicatrici che sono anche onorificenze da battaglia ... Anche se dovessimo trovare ( e lo trovi, chi prima chi dopo ) un bravo ragazzo ( o una ragazza ) che ci ama come SAPPIAMO DI MERITARE DI ESSERE AMATE ... Sotto sotto rimaniamo sempre quelle ragazzine a cui hanno sempre preferito altre, e certe cose non si dimenticano mai.

martedì 1 dicembre 2015

A chi ho conosciuto su internet

Sono su internet da tanto tempo.
Da tanto tempo faccio amicizia su internet, litigo su internet, mi sono anche innamorata su internet, per dire.
Mi si chiede come faccia, come faccia a fidarmi, come faccia a invitare queste persone, questi nick, a prenderci un caffè, o a mangiare qualcosa, o a semplicemente vederci, toccarci, abbracciarci, passare dal social alla vita vera. 
Potrebbero essere persone che ti vogliono male. Si, potrebbero.
Ma che ne sai, ma di che vi parlate, ma come fate a riconoscervi, a trovarvi. 
Potrebbero però essere persone che invece ti entrano dentro e che nonostante tutto, nonostante la distanza, tu senti vicino anche più di altre che magari abitano accanto a te. 
Mai come in questo periodo sto capendo come la distanza sia solo relativa quando due persone si vogliono bene. 
Che se due persone si vogliono sentire si sentono, che se si vogliono vedere trovano il modo di vedersi, senza scuse, senza se e senza ma. 
I sentimenti, quelli veri, non conoscono barriere. 
Lo so, non è un concetto così semplice, soprattutto adesso.
Anzi, soprattutto adesso, che ormai nasciamo e ci mettono un telefono in mano mi viene strano pensare di sembrare io la strana, se esco "con quelli di twitter" o "con quelli del forum", se riesco a confidarmi con persone che abitano dall'altro capo d'Italia, senza esserci mai visti. 
E si, grazie al cazzo che vorrei averli vicini, che vorrei correre da loro ogni volta che ne ho bisogno, ma non è questo a fermarmi dall'affezionarmi, dal sentirmi abbastanza in vero nel chiamarli amici. 
E si, la vita vera non è quella dentro lo schermo, infatti il punto è portarla fuori, non lasciare che rimangano nomi su uno schermo. 
A chi ho conosciuto grazie a internet: siete famiglia.